Traduzione | Sonetti al Duce e altre poesie (1907) di Sara Teasdale

A Eleonora Duse

Oh bellezza piena di lacrime
Dove ogni angoscia passeggera ha lasciato il suo segno
Ti prego di concedermi questa profondità di grazia:
Che posso vedere prima che scompaia,
Soffiata attraverso la porta delle nostre speranze e paure
Nell’ultimo insaziabile abbraccio della morte
La gloria e la tristezza del tuo volto
La sua speranza senza capacità attraverso tutti gli anni.
Nessuna amarezza si aggrappa sotto il tuo dolore
Nella tomba dell’oscura selvatichezza dei tuoi capelli
C’è una forza che sempre sorge e vola via;
La silenziosa stanchezza della tua bocca non è disperazione.
Forse tra noi, codardi esseri terreni
Dio ama il suo silenzio più della preghiera.

A Eleonora Duse

La tua bellezza vive in melodie mistiche,
E tutta la luce alita un canto su di te.
La tua voce risveglia le arie sognanti che si affollano
Nei nostri ricordi intrisi di musica.
Il canto delle sirene che si tuffa nei mari
Quando gli uomini hanno dimenticato di ascoltare, fluttua lungo
La corrente sottomarina della tua voce, dolce e forte.
I pastori siciliani fischiano sotto gli alberi.
Un egiziano solitario suona un antico flauto.
All’alba, il Memnone rivolge il suo antico saluto.
In riva al Nilo, disteso dalle brezze del deserto.
La musica si affievolisce su di te, ti alzi,
E con Orfeo che si sdraia, trema in silenzio.

A Eleona Duse ne “La città morta”

Sei forse greca quando tutti erano giovani,
Prima che gli anni duri che vanno e vengono,
Avessero adagiato tutti i templi sull’erba,
Prima che il muschio si attaccasse alle colonne di marmo?
Credo che la tua tunica candida dovesse pendere
Come ora il tuo vestito: onda su onda, un muschio
Intrecciato d’acqua. Come in uno specchio.
Vedo il tuo volto quando venivano cantati i racconti di Omero.
Alceo baciò la tua bocca e la trovò dolce.
E la mano di Saffo indugiò nella tua.
Ti ricordi quasi di Lesbo mentre ti trovi
Lì dove tutti i tempi e i paesi si mescolano e si incontrano.
E deponi la tua bellezza ai nostri piedi,
Una ghirlanda colta da una terra lontana.

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Traduzione | “Prima di tutto” L’amore la poesia (1929) de Paul Éluard

I

Ad alta voce
L’agile amore sorge
Con tali brillanti scintille
Che nella sua soffitta la testa
Aveva l’impresa di confessare a tutti.

Ad alta voce
Tutti gli artigli di sangue coprirono
Il ricordo di altre nascite
Poi rovesciato nella luce
Il futuro coperto di abbracci.

Impossibile ingiustizia un solo essere è al mondo
L’amore sceglie l’amore senza cambiare volto.

II

I suoi occhi sono giochi di luce
Sotto la facciata della sua nudità.

A un fiore di trasparenza
I ritorni dei pensieri
Annullando le parole che sono morte.

Lei cancella tutte le immagini
Lei abbaglia l’amore e le sue ombre distrutte
Lei ama – ama dimenticare.

III

I rappresentanti onnipotenti del desiderio
Gli occhi pesanti dei neonati
Per rimuovere la luce
L’arco dei tuoi seni teso dalla cecità
Che ricorda le tue mani
I tuoi capelli sottili
È nel flusso inconsapevole della tua testa
Carezze sulla pelle

E la tua bocca che è silenziosa
Può dimostrare l’impossibile.

IV

Ti ho parlato delle nuvole
Ti ho parlato dell’albero e della foresta
Di ogni onda degli uccelli tra le foglie
Dei ciottoli del rumore
Delle mani familiari
Dell’occhio che diventa volto o scena
E il sonno torna al cielo del suo colore
Di tutta la notte ubriaca
Della griglia delle strade
Della finestra aperta di un fronte scoperto
Ti ho parlato dei tuoi pensieri dei tuoi discorsi
Della carezza della sicurezza di sopravvivere.

V

Più era un bacio
Meno mani sugli occhi
Alonature di luce
A labbra dell’orizzonte
E vortice di sangue
Che si abbandonano al silenzio.

VI

Tu sei l’unico e sento l’erba della tua risata
Tu sei la tua testa che si alza
E dell’altezza dei pericoli di morte
Sui globi nuvolosi della pioggia delle valli
Sotto la luce pesante sotto il cielo della terra
Tu dai alla luce la caduta

Gli uccelli non sono più un rifugio sufficiente
Niente più negligenza, niente più stanchezza
Il ricordo dei boschi e dei fragili ruscelli
Al mattino dei capricci
Al mattino delle carezze visibili
Al grande mattino dell’assenza della caduta
La barca dei tuoi occhi vaga
Nel pizzo delle sparizioni
L’abisso si rivela agli altri per estinguerlo
L’ombra che hai creato non ha diritto alla notte.

VII

La terra è blu come un’arancia
Non è affatto un errore, le parole non mentono
Non ti lasciano più cantare
Intorno ai baci per andare d’accordo
I pazzi e gli amori
È bloccato dall’alleanza
Tutto il segreto, tutte le risate
E che vestiti di indulgenza
Per crederci tutti nudi

Le vespe fioriscono verdi
L’alba passa intorno al collo
Una collana di finestre
Le ali coprono le foglie
Hai tutte le gioie del Sole
Tutto il sole sulla terra
Sulle strade verso la tua bellezza.

VIII

Il mio amore per rappresentare i miei desideri
Appoggia le tue labbra al cielo delle tue parole come una stella
I tuoi baci nella notte viva
E la scia delle tue braccia intorno a me
Come una fiamma in un canto di conquista
I miei sogni sono sul mondo
Chiari e perpetui.

E quando non ci sei
Sogno di dormire, sogno di sognare.

IX

Dove si contempla la vita, tutto è sommerso
Montano le corone dell’oblio
Vertigine al centro delle metamorfosi
Di una scrittura di alghe solari
Amore e amore

Le tue mani fanno il giorno nell’erba
I tuoi occhi fanno l’amore in un giorno intero
I sorrisi dalla grandezza
E le tue labbra dalle ali
Prendi il posto delle carezze
Prendi il posto dei risvegli.

X

Così calma la pelle grigia, bruciata e spenta
Debole della notte colta nei suoi fiori di brina
Non ha più luce delle forme.

In amore le conviene essere bella
Non aspetta la primavera.

La fatica della notte, il riposo, il silenzio
Tutti vivono tra stelle morte
La fiducia nel lungo tempo
È sempre visibile quando ama.

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Anna de Noailles, Léon-Paul Fargue, W. B. Yeats, Rupert Brooke, etc.

Traduzione | “Nuove poesie” Capitale del dolore de Paul Éluard (1926)

Non Dividere

Nella sera della follia, nuda e chiara,
Lo spazio tra le cose ha la forma dei miei discorsi
La forma dei discorsi di uno sconosciuto,
Di un vagabondo che si slaccia la cintura dalla gola
E che prende gli echi del lazo.

Tra alberi e cancelli,
Tra muri e fauci,
Tra questo grande uccello tremante
Alla collina che travolge,
Lo spazio ha la forma della mia vista.

I miei occhi sono inutili,
Il regno della polvere è finito,
La serratura della strada ha messo il mio rigido mantello,
Lei scappa via di più, io non mi muovo più,
Tutti i ponti sono tagliati, il cielo non passerà più di lì
Non riesco più a vedere lì.
Il mondo staccato dal mio universo.
E tutto il picco delle battaglie,
Quando la stagione del sangue svanisce nella mia testa,
Distinguo i giorni di questa chiarezza d’uomo.
Questa è la mia.
Distinguo la vertigine della libertà,
La morte dell’ubriaco,
Il sonno del sogno,

Ô riflessioni su me stesso! ô le mie riflessioni sanguinanti!

Assenze I

La piatta voluttà e il povero mistero
Che non si vede.

Ti conosco, colore degli alberi e delle città,
Tra noi c’è la trasparenza della forma
Tra gli sguardi luminosi.
Rotola sulle pietre
Come l’acqua ondeggia.
Da un lato del mio cuore di vergini cupe,
Dall’altro lato la mano gentile è sul fianco della collina
La curva di poca acqua causa questa caduta,
Questo miscuglio di specchi.
Luci di precisione, non sbatto le palpebre,
Non mi muovo,
Parlo
E quando dormo
La mia gola è un anello con il segno della ragnatela.

Assenze II

Esco tra i rami delle ombre,
Sono in fondo alle ombre,
Solo.

La pietà è più alta e poco bene vi resta,
La virtù fa del suo seno dolore
E la grazia fu catturata nelle reti delle sue palpebre.
È più bella delle figure degli spalti,
È più pesante,
È in fondo con pietre e ombre.
L’ho incontrata.

È qui che la chiarezza combatte la sua ultima battaglia.
Dormo per non dover più vedere sogni.
Quali saranno allora le armi del mio trionfo?
Nei miei grandi occhi aperti il Sole fa le giunture,
O giardino dei miei occhi!
Tutti i frutti sono qui per rappresentare i frutti.
Di frutti nella notte.
Una finestra di fogliame
Si apre all’improvviso sul mio viso.
Dove metto le mie labbra, natura senza filo?
Una donna è più bella del mondo in cui vivo.
E chiudo gli occhi.
Esco tra le braccia delle ombre.
Sono tra le braccia delle ombre.
E le ombre mi aspettano.

Fine delle circostanze

Un bouquet brucia completamente disfatto il gallo delle onde
E tutto il piumaggio della rovina
Raggio nella notte e nel mare del cielo.
Più dell’orizzonte, più della cintura,
I relitti, per la prima volta, fanno gli ospiti che non sostengono. Tutto è disteso, nulla può più essere immaginato.

Bagnante dalla luce all’ombra

Pomeriggio del giorno. Leggermente, ti muovi e, leggermente, si muovono sabbia e mare.
Ammiriamo l’ordine delle cose, l’ordine delle pietre, l’ordine delle chiarezze, l’ordine delle ore. Ma quest’ombra che è scomparsa e questo elemento doloroso che è scomparso.
La sera, il nobile è scomparso dal cielo. Qui, tutto si stringe in un fuoco che si spegne.
La sera. Il mare non ha più splendore e, come nei tempi antichi, si potrebbe dormire nel mare.

Première du monde – A Pablo Picasso

Affascinato dal semplice pazzo morente,
la luce su di te si nasconde, vede il cielo:
ha chiuso gli occhi per colpire il tuo sogno,
ha chiuso i tuoi vestiti per spezzare le tue catene.

_ Prima che le ruote siano tutte legate
_ Una risata allegra e fragorosa.
_ Nelle infide reti d’erba
_ Le radici perdono il loro riflesso.

_ Non riesci a catturare le onde?
_ Di cui le barche sono mandorle.
_ Nel tuo palmo caldo e lusinghiero
_ O nei riccioli della tua testa?

_ Non riesci a catturare le stelle?
_ Squartato, assomigli a loro,
_ Nel loro nido di fuoco rimani
_ E il tuo splendore si moltiplica.

_ Dall’alba silenziosa un solo grido vuole prorompere,
_ Un sole vorticoso scorre sotto la corteccia
_ Si poserà sulle tue palpebre chiuse
_ O dolce, quando dormi, la notte si confonde con il giorno.

(Senza titolo)

Sulla rossa minaccia di una spada, che le scioglie i capelli che guidano i baci, che vegliano verso il luogo in cui il bacio riposa, ride. La noia, sulla sua spalla, si è addormentata. La noia non si annoia con lei che ride, la sconsiderata, di una risata folle, di una risata di fine giornata che si sparge sotto tutti i ponti di soli rossi, di lune blu, fiori appassiti di un bouquet disincantato. È come un grande carro di grano e le sue mani gemellano e noi tiriamo il linguaggio. Le strade che trascina dietro di sé sono i suoi animali domestici, e i suoi passi maestosi chiudono gli occhi.

Nascosto

Il giardinaggio è la passione, bella bestia del giardiniere. Sui rami, la sua testa coperta da sottili zampe d’uccello. A un figlio che vede negli alberi.

Il Mago del Club

Suona come se nulla non suonasse e io fossi solo lì a vederlo. Ci sono i suoi occhi che la riportano nei miei sogni. Quasi immobile, all’esperienza.
E quest’altro che prende per le ali delle orecchie ha mantenuto la forma delle loro aureole. Tra le sue mani, una rondine dal pelo piatto lotta senza speranza. È cieca.

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Anna de Noailles, Léon-Paul Fargue, W. B. Yeats, Rupert Brooke, etc.