Appunti su 12 études dans toutes les tons mineurs en deux suites Op.39 di Charles-Valentin Alkan, informazioni, analisi e interpretazioni

Panoramica

I Dodici studi in tutte le tonalità minori, Op. 39 di Charles-Valentin Alkan, costituiscono un ciclo monumentale per pianoforte solo, composto tra il 1846 e il 1847. Si tratta di una delle opere più ambiziose del XIX secolo per pianoforte, sia per l’estrema difficoltà tecnica che per la ricchezza musicale e l’audacia concettuale. Questi studi sono organizzati in due suite, ciascuna contenente sei studi, che coprono successivamente le dodici tonalità minori (da cui il titolo).

🌑 Panoramica dell’opera: Dodici studi in tutte le tonalità minori, Op. 39
Data di composizione: 1846–1847

Pubblicazione: 1857

Numero di brani: 12

Durata totale: circa 90 minuti

Difficoltà: Virtuosismo estremo (livello Liszt, Godowsky, Rachmaninov)

Struttura: Due suite di sei studi ciascuna

Scopo: Studi tecnici, musicali, espressivi, che coprono ogni tonalità minore del ciclo delle quinte

🧩 Struttura delle due suite

🎴 Suite I (Esercizi dal n. 1 al n. 6)

Questa prima suite pone l’accento sulla tecnica, con una varietà di stili che vanno dall’energia motoria al contrappunto.

N. 1 – Come il vento (Do minore)

Virtuosismo vorticoso, paragonabile a Chopin o Liszt.

Il titolo evoca un soffio o un vortice irresistibile.

Utilizza motivi rapidi e agitati in sedicesimi.

N. 2 – En rythme molossique (Do♯ minore)

Ritmo ostinato e martellante.

Imponente e severo, evoca un antico rituale o una marcia guerriera.

N. 3 – Scherzo diabolico (Re minore)

Una sorta di “Scherzo” demoniaco, molto veloce e beffardo.

Ricorda i passaggi sardonici di Liszt o Prokofiev.

N. 4 – Les quatre âges (Mi♭ minore)

Una mini-suite in quattro sezioni, che rappresenta:

L’infanzia

La giovinezza

L’età matura

La vecchiaia

Ambizioso, quasi una narrazione musicale.

N. 5 – Prometeo incatenato (Mi minore)

Tragico, eroico e cupo.

Rappresenta la sofferenza e la ribellione del titano greco Prometeo.

Scrittura densa, accordi potenti, cromatismo drammatico.

N. 6 – La ferrovia (fa minore)

Una delle opere più famose di Alkan.

Evoca il movimento rapido e ripetitivo di un treno a vapore.

Brano precursore del “futurismo musicale”, tipicamente meccanizzato.

🎴 Suite II (Studi n. 7-12)

Questa suite propone un’ascesa verso la vetta: contiene una sonata, un concerto per pianoforte solo e una sinfonia per pianoforte solo.

N. 7-9 – Sinfonia per pianoforte solo (Fa♯ minore a Si minore)

Raggruppa tre studi in forma sinfonica:

Allegro moderato (Fa♯ minore) – Introduzione solenne.

Marcia funebre (La minore) – Funebre e nobile.

Minuetto (Sol♯ minore) – Elegante ma teso.

Finale (Si minore) – Tempesta finale, intensità crescente.

Un’impresa unica nella storia del pianoforte.

N. 10-12 – Concerto per pianoforte solo (Do minore a La minore)

Tre studi che formano un concerto immaginario:

I. Allegro assai (Do minore) – Toccata monumentale.

II. Adagio (Fa minore) – Meditativo, lirico.

III. Allegretto alla barbaresca (La minore) – Colore orientale, selvaggio.

Questo “concerto senza orchestra” sfrutta al massimo le texture pianistiche per simulare tutti e dialoghi.

🎼 Osservazioni generali

Esplorazione di tutti i colori del pianoforte, dai tratti più veloci alle texture orchestrali.

Alkan combina forma, contrappunto, virtuosismo, narrazione, spingendo al limite le possibilità fisiche dello strumento.

Paragonabili a Liszt, Beethoven e Bach per ambizione e densità.

Molto raramente eseguiti nella loro interezza, ma regolarmente studiati dai più grandi pianisti.

🎹 Alcuni pianisti di rilievo associati a questi studi

Raymond Lewenthal

Marc-André Hamelin

Jack Gibbons

Laurent Martin

Ronald Smith

Caratteristiche della musica

La raccolta Dodici studi in tutte le tonalità minori, Op. 39 di Charles-Valentin Alkan è un’opera ciclica eccezionale, che combina un’ambizione musicale, tecnica e intellettuale raramente raggiunta nella storia del pianoforte. Al di là della sua estrema virtuosità, presenta una visione unitaria che trascende la semplice sequenza di studi per formare un insieme coerente e potente espressivo.

Ecco le principali caratteristiche musicali di questa raccolta, affrontando prima la raccolta nel suo insieme, poi ogni suite (I e II) e infine le composizioni interne come la Sinfonia e il Concerto per pianoforte solo.

🧩 1. Caratteristiche generali della raccolta Op. 39

🎼 a. Esplorazione delle dodici tonalità minori

Ogni studio è scritto in una tonalità minore diversa, seguendo un ciclo cromatico discendente (da do minore a la minore).

Questo ricorda Bach (Il clavicembalo ben temperato) o Chopin (Preludi), ma applicato qui a forme lunghe e a uno stile romantico esacerbato.

🧠 b. Ciclo tematico e formale

Si tratta meno di una raccolta che di un ciclo unificato, i cui brani dialogano per contrasto e progressione drammatica.

Ogni studio funziona come un’opera indipendente, ma le sequenze sono accuratamente calcolate.

🔥 c. Virtuosismo trascendente

Alkan supera i limiti del gioco pianistico:

Tratti rapidi e ininterrotti

Salti giganteschi

Scrittura in doppie note, terze, ottave, accordi massicci

Uso del pianoforte come orchestra

Ma questa virtuosità non è mai gratuita: è al servizio di un contenuto espressivo, drammatico, intellettuale.

🎭 d. Caratteri molto vari

Umorismo (Scherzo diabolico, Chemin de fer)

Tragedia (Prométhée, Symphonie)

Nostalgia e filosofia (Les quatre âges)

Epopea (Concerto, Symphonie)

🎻 e. Orchestralizzazione del pianoforte

Alkan ricrea le trame orchestrali con il solo pianoforte:

Contrabbassi e timpani nei bassi

Corde divise o fiati nei medi e negli acuti

Forme ampie e sviluppo contrappuntistico

🎴 2. Caratteristiche della Prima suite (Studi da 1 a 6)

Questa suite pone l’accento sull’esplorazione tecnica, pur conservando una grande espressività. Può essere vista come una galleria di caratteri:

N° Titolo Tonalità Caratteristica principale

1 Come il vento ut minore Virtuosismo rapido e fluido, stile moto perpetuo
2 In ritmo molosso do♯ minore Ostinato ritmico, pesante e grave
3 Scherzo diabolico re minore Ironia, risata, tempo presto infernale
4 Le quattro età mi♭ minore Struttura programmatica in quattro quadri
5 Prometeo incatenato mi minore Tragedia, accordi pesanti, cromatismo, figurazione eroica
6 Il treno fa minore Imitazione meccanica del treno, studio di ripetizione e resistenza

Questa suite potrebbe essere considerata uno studio della forma breve, anche se alcuni brani sono estesi e quasi narrativi.

🎴 3. Caratteristiche della Seconda suite (Studi 7-12)

La seconda suite assume una dimensione monumentale, raggruppando due cicli interni: una sinfonia e un concerto per pianoforte solo. Ciò la rende un’innovazione senza precedenti nella musica romantica per pianoforte.

🏛️ a. Studi dal 7 al 10 – “Sinfonia per pianoforte solo”

Alkan indica esplicitamente questo sottotitolo. Si tratta di una trasposizione delle forme orchestrali in un linguaggio pianistico.

I. Allegro moderato (fa♯ minore): slancio drammatico, scrittura densa, struttura sonata.

II. Marcia funebre (la minore): tragica ma nobile, marcia alla Beethoven.

III. Minuetto (sol♯ minore): eleganza tesa, ricca di modulazioni.

IV. Finale (si minore): virtuosismo fiammeggiante, tensione crescente.

💡 Questa sinfonia è una dimostrazione del modo in cui Alkan concepisce il pianoforte come un’orchestra a sé stante.

🎹 b. Studi 10-12 – “Concerto per pianoforte solo”

Un’altra innovazione importante: un concerto senza orchestra, ma concepito con tutte le caratteristiche di un concerto romantico.

I. Allegro assai (do minore): lungo movimento espositivo, sviluppo denso, tutti simulati.

II. Adagio (fa minore): lirismo introspettivo, voci interiori ed espressività intima.

III. Allegretto alla barbaresca (la minore): colori orientali, selvaggietà ritmica, intensità rapsodica.

🎯 Il pianoforte diventa qui il proprio orchestra e il proprio solista allo stesso tempo.

🧠 4. Visione filosofica e artistica

L’Op. 39 non si limita a degli studi: è un viaggio attraverso l’anima umana, i contrasti del destino, la solitudine eroica, la modernità.

Anticipa Mahler nell’ampiezza formale, Liszt nella trascendenza e persino Debussy in alcune audacie armoniche.

🎬 Conclusione

L’Op. 39 di Charles-Valentin Alkan è un’opera visionaria, una sorta di apice romantico del pianoforte, che unisce la tecnica più esigente a un’ambizione artistica smisurata.

Incarna:

Una sintesi delle forme classiche (sinfonia, concerto, suite),

Un’esplorazione dei limiti fisici del pianoforte,

Una ricerca espressiva, drammatica, tragica, spesso ironica,

Una modernità sorprendente per l’epoca.

Analisi, tutorial, interpretazione e punti importanti per l’esecuzione

Ecco un’analisi completa, un tutorial interpretativo e i punti importanti per l’esecuzione pianistica dell’integrale dei Dodici studi in tutte le tonalità minori, Op. 39 di Charles-Valentin Alkan. L’opera si divide in due grandi suite: la prima contiene brani di carattere, la seconda contiene una Sinfonia e un Concerto per pianoforte solo, formando un trittico magistrale. L’insieme richiede una tecnica trascendentale, un’intelligenza strutturale e un’estrema immaginazione sonora.

🎴 Prima Suite – Studi da 1 a 6: Caratteri, contrasti, ritratti

🎼 Studio n°1 – Come il vento (Do minore)

Analisi:

Un moto perpetuo in sedicesimi, che evoca il vento, lo slancio della natura.

Forma A-B-A’, con contrasti armonici e modulazioni intense.

Interpretazione e tutorial:

Suono leggero, non percussivo, alla Liszt: immaginate una brezza.

Controllo delle dita: uniformità, leggerezza, rilassatezza.

Lavoro a mani separate, lento all’inizio, con metronomo.

Punti tecnici:

Resistenza digitale.

Staccato veloce.

Staccato aereo delle dita.

🥁 Studio n°2 – En rythme molossique (Do♯ minore)

Analisi:

Accentuazione pesante, ritmo triplo (lungo-lungo-breve).

Un ostinato quasi marziale, struttura ripetitiva e opprimente.

Interpretazione:

Insistenza ritmica, ma senza rigidità.

Cercare una veemenza nobile, quasi beethoveniana.

Da lavorare:

Resistenza negli accordi.

Gioco regolare nelle articolazioni pesanti.

Contrasto dinamico in una struttura uniforme.

🤡 Studio n. 3 – Scherzo diabolico (Re minore)

Analisi:

Scherzo nella tradizione del “diavolo che ride”, vicino a Liszt o Berlioz.

Alternanza di figure veloci e sincopate, armonia stridente.

Interpretazione:

Tempo veloce, ma sempre controllato.

Accentuare i contrasti dinamici improvvisi.

Da tenere d’occhio:

Chiarezza nei passaggi veloci.

Precisione ritmica negli spostamenti.

Non affrettarsi: suonare in avanti senza perdere la linea.

👴 Studio n. 4 – Les quatre âges (Mi♭ minore)

Analisi:

Brano programmatico: infanzia, giovinezza, maturità, vecchiaia.

Quasi una sonata in quattro movimenti.

Interpretazione:

Ogni sezione ha un proprio carattere: pensate a un ruolo teatrale.

Variate l’articolazione, il tocco, il pedale.

Punti chiave:

Transizioni tra le sezioni.

Narrazione continua.

Coerenza espressiva.

🔥 Studio n°5 – Prometeo incatenato (Mi minore)

Analisi:

Tragedia mitologica, vicina a Beethoven o Liszt.

Accordi massicci, linea melodica espressiva al centro.

Interpretazione:

Grande respiro eroico.

Suonare le tensioni armoniche, non solo le note.

Consigli:

Lavoro armonico (voci interne!).

Dosaggio delle ottave e degli accordi (evitare la durezza).

Usare il pedale come elemento di coesione drammatica, non per sfumare.

🚂 Studio n. 6 – Il treno (fa minore)

Analisi:

Una spettacolare imitazione di un treno: ostinato, ripetizioni, accelerazioni.

Forma semplice ma forte impressione ritmica.

Interpretazione:

Tempo fluido, meccanico ma mai rigido.

Giocare con l’accelerazione (come un treno che parte).

Consigli tecnici:

Indipendenza delle mani (basso ostinato).

Articolazione netta.

Sincronizzazione e resistenza.

🏛 Seconda Suite – Studi dal 7 al 12: Grandi forme orchestrali

🎻 Studi dal 7 al 10 – Sinfonia per pianoforte solo

N°7 – Allegro Moderato (Fa♯ minore)
Struttura: forma sonata.

Temi fortemente contrastanti.

Sviluppo orchestrale.

Consigli:

Articolare i temi come sezioni orchestrali.

Lavorare sulla polifonia delle voci secondarie.

N. 8 – Marcia funebre (La minore)

Solennità, gravità, contrappunto denso.

Affine a Chopin, ma più architettonica.

Interpretazione:

Non suonare lentamente, ma maestosamente.

Voci gravi profonde, tocco pieno, ma mai secco.

N°9 – Minuetto (Sol♯ minore)

Elegante ma armonicamente contorto.

Trio contrastato, ritmo sottile.

Lavoro:

Eleganza degli ornamenti.

Regolarità metrica.

Gestione flessibile del rubato in un contesto classico.

N°10 – Finale (Si minore)

Virtuosismo abbagliante, con una dinamica continua.

Tema ciclico nella coda.

Chiavi di interpretazione:

Chiarezza nella densità.

Sfumature ben pianificate.

Lavoro lento + per segmenti.

🎹 Studi 11-13 – Concerto per pianoforte solo

N°11 – Allegro Assai (Do minore)

Vasto movimento concertante (~30 min!).

Alternanza di tutti e soli ricreati dal solo pianoforte.

Tecnicamente:

Molto impegnativo: resistenza, leggibilità, struttura.

Prevedere le frasi come dialoghi orchestra/solista.

N°12 – Adagio (fa minore)

Lirico, intimo, velato.

Armonia modulante e ambigua.

Interpretazione:

Canto interiore.

Voce mediana espressiva.

Pedale sottile, mai pesante.

N°13 – Allegretto alla barbaresca (La minore)

Rapsodico, selvaggio, colori esotici.

Miscuglio di stili: orientalismo, danza, improvvisazione.

Da lavorare:

Ritmo: metrica irregolare, barbarica ma controllata.

Colori armonici e accenti irregolari.

Uso espressivo delle pause e delle sincopi.

🎹 Consigli generali per suonare l’Op. 39

✅ Tecnica
Lavorare molto lentamente con il metronomo all’inizio.

Isolare le mani separate.

Studio delle voci interne e delle trame armoniche.

Gestire la resistenza (brano lungo).

✅ Pedale
Usare con sottigliezza: evitare l’eccesso nei passaggi complessi.

Si consiglia il pedale parziale e il pedale armonico (per pianoforte moderno).

✅ Interpretazione
Narrazione costante: anche gli studi più astratti raccontano qualcosa.

Pensare in strati sonori come un direttore d’orchestra.

Cercare di caratterizzare ogni brano: non suonarli tutti nello stesso stile.

Storia

La storia dei Dodici studi in tutte le tonalità minori, Op. 39 di Charles-Valentin Alkan è profondamente legata alla figura misteriosa, marginale, ma straordinariamente innovativa del compositore stesso. Pubblicati nel 1857 a Parigi, questi studi costituiscono uno dei capolavori della musica romantica per pianoforte. Tuttavia, sono rimasti a lungo nell’ombra, ignorati dal grande pubblico, prima di essere riscoperti nel XX secolo da pianisti avventurosi come Raymond Lewenthal, Ronald Smith o Marc-André Hamelin.

Alkan, pianista virtuoso e compositore eccentrico, visse a Parigi nello stesso periodo di Chopin e Liszt, ai quali era molto legato. Ma a differenza di loro, si ritirò dalla vita pubblica per lunghi periodi. Durante questi anni di silenzio, si dedicò a un’opera radicalmente ambiziosa: costruire un ciclo di studi che non solo coprisse le dodici tonalità minori, ma spingesse anche i limiti dello strumento solista. L’Opus 39 fu la risposta a questa ambizione.

Non si tratta di una semplice raccolta di studi: è un monumento pianistico, allo stesso tempo enciclopedia degli stili romantici, laboratorio di forme e cattedrale sonora per pianoforte solo. Alkan sviluppa tre grandi idee:

La miniatura espressiva (come in “Comme le vent”, “Scherzo diabolico”, “Le chemin de fer”),

La grande forma orchestrale (Sinfonia per pianoforte, n. 7-10),

La forma concertante solitaria (Concerto per pianoforte solo, n. 11-13).

Questo progetto di coprire tutti i toni minori rispondeva a un’idea di ordine e completezza: una sorta di cosmologia musicale che avrebbe fatto eco al Clavier bien tempéré di Bach o alle grandi serie di studi di Chopin, ma con una tensione romantica drammatica e un’ambizione formale ancora più estrema.

L’idea di comporre una sinfonia e un concerto per pianoforte solo, senza orchestra, è forse l’aspetto più rivoluzionario del ciclo. Alkan tenta qui l’impossibile: simulare l’intera orchestrazione all’interno delle dieci dita del pianista, inventando una scrittura polifonica, massiccia, ma sempre leggibile, a condizione di avere la tecnica per padroneggiarla.

Ma perché queste opere sono rimaste così a lungo ignorate? Innanzitutto, la loro difficoltà tecnica è sovrumana, anche per i virtuosi. Inoltre, la personalità stessa di Alkan, solitaria, a volte misantropa, ha contribuito a relegarle ai margini. Non suonava quasi più in pubblico. Pubblicava poco. La sua opera era considerata strana, troppo complessa, troppo avanti per i suoi tempi.

È solo nella seconda metà del XX secolo, con l’emergere di una generazione di pianisti-curatori, che il ciclo Op. 39 inizia a essere riscoperto. Si comincia allora a misurarne l’originalità, l’audacia, la raffinatezza. Non era solo un esercizio tecnico. Era una dichiarazione d’amore assoluto per il pianoforte, un trattato di composizione, una visione utopica di ciò che potrebbe essere uno strumento solista in grado di contenere un intero mondo.

Oggi l’Opus 39 è riconosciuto come uno dei capolavori del repertorio romantico, al pari degli Studi di Chopin, dei Trascendenti di Liszt o delle opere tardive di Scriabin. Ma conserva un’aura speciale: quella di un segreto svelato troppo tardi, di un capolavoro che il mondo non era ancora pronto ad ascoltare. E quando un pianista si cimenta con questi brani, non si limita a suonare una musica: entra in un dialogo profondo con un genio dimenticato, che sognava che il solo pianoforte potesse far tremare un’intera orchestra, un intero dramma, un intero mondo.

Impatti e influenze

I Dodici studi in tutti i toni minori, Op. 39 di Charles-Valentin Alkan hanno avuto un impatto singolare ma fondamentale nella storia della musica per pianoforte. A lungo emarginati, sono oggi riconosciuti come un’opera visionaria, le cui influenze si sono fatte sentire in modo tardivo e indiretto, ma con una potenza che non smette di crescere.

💥 Uno shock estetico in anticipo sui tempi

Quando l’opera apparve nel 1857, il mondo musicale non era pronto ad accogliere un ciclo così denso e radicale. In un’epoca in cui il pubblico acclamava l’eleganza lirica di Chopin e la brillantezza teatrale di Liszt, Alkan proponeva una musica introspettiva, cerebrale, ma anche di una violenza sonora senza precedenti. Non imita l’orchestra: la assorbe nella tastiera. Questo sconcerta. Lo shock estetico è troppo in anticipo sui tempi. L’impatto immediato è quindi quasi nullo sui suoi contemporanei. Ma come molti geni marginali, l’eco della sua opera arriverà molto più tardi, come un’onda d’urto ritardata.

🎹 L’elevazione della scrittura pianistica

Uno dei contributi più importanti di Alkan con l’Op. 39 è quello di aver ridefinito ciò che un pianoforte può fare da solo. Spinge lo strumento ai suoi limiti fisici ed espressivi:

Polifonia densa con più voci indipendenti,

Giochi di imitazione o sovrapposizione di registri orchestrali,

uso simultaneo dei registri più acuti e più gravi,

fusione della forma sinfonica o concertante con la scrittura pianistica.

Queste innovazioni influenzeranno in seguito il virtuosismo di Busoni, la polifonia drammatica di Medtner, il pianoforte-orchestra di Rachmaninov o ancora la scrittura ciclica e densa di Sorabji.

🎼 Un’influenza sotterranea ma feconda

Nel XX secolo, quando i pianisti riscoprirono Alkan, lo considerarono improvvisamente come un anello mancante tra Liszt, Brahms e i modernisti:

Ronald Smith, nei suoi scritti e nelle sue registrazioni, descrive Alkan come un genio isolato, ma fondamentale per comprendere l’evoluzione della tecnica pianistica.

Ferruccio Busoni, che conosceva le opere di Alkan, si ispira alla sua idea di «pianoforte-orchestra» nella sua Fantasia contrappuntistica e nelle sue trascrizioni.

Kaikhosru Sorabji, nelle sue opere di mostruosa complessità, vedeva Alkan come un pioniere della forma pianistica smisurata.

🎧 La riabilitazione nel XX secolo: una nuova scuola di pianisti

Con la riabilitazione del repertorio romantico dimenticato a partire dagli anni ’60, gli Studi Op. 39 diventano un rito di passaggio per i grandi pianisti esploratori. L’opera diventa un terreno di sfida ma anche di riflessione sulle possibilità della tastiera. Vi si intravede un’anticipazione di:

La sinfonia per pianoforte di Scriabine (Sonata n. 5),

L’idea di un pianoforte solista totale, cara a Sorabji, Godowsky o Hamelin,

Una scrittura architettonica, a volte quasi matematica, che preannuncia Messiaen o Ligeti.

🎭 Impatto sulla visione del pianoforte come teatro interiore

Infine, l’impatto di Alkan non è solo tecnico. È filosofico e drammatico. Le sue opere – e l’Op. 39 in particolare – conferiscono al pianoforte una dimensione tragica e metafisica. La tastiera diventa uno spazio in cui si scontrano le passioni umane, i cataclismi, le illusioni, la solitudine, la fede, la follia – il tutto senza parole, senza orchestra, senza artifici.

📌 In sintesi

L’influenza dell’Opus 39 è quella di un lievito discreto ma decisivo. L’opera non ha cambiato la musica del suo tempo, ma ha aperto strade che altri hanno percorso, spesso senza nemmeno conoscere Alkan. Appartiene a quei monumenti musicali che aspettano che il tempo li raggiunga. Oggi ispira pianisti, compositori e teorici, perché offre una visione assoluta, smisurata, totale del pianoforte: un’arte in cui lo strumento diventa orchestratore, narratore, demiurgo.

Brano o raccolta di successo all’epoca?

No, i Dodici studi in tutti i toni minori, Op. 39 di Charles-Valentin Alkan non hanno avuto successo all’epoca, né presso il pubblico né commercialmente. La loro accoglienza fu quasi inesistente quando furono pubblicati nel 1857. Ecco perché:

🎭 1. Un’opera troppo complessa per il pubblico dell’epoca

All’epoca del Romanticismo, il pubblico, anche quello colto, preferiva opere più immediatamente accessibili, più cantabili ed emotive, come quelle di Chopin, Mendelssohn o Liszt. L’Op. 39 di Alkan è invece un’opera di estremo intellettualismo e virtuosismo, la cui forma, sinfonia e concerto per pianoforte solo, sconcertava completamente gli ascoltatori.

Persino i pianisti di alto livello ne erano intimiditi. Questi studi sono tra i più difficili del repertorio pianistico, non solo dal punto di vista tecnico, ma anche strutturale. Richiedevano una visione orchestrale, una resistenza fisica e un’intelligenza architettonica raramente riunite in un unico interprete.

📉 2. Una diffusione molto limitata

Alkan non suonò quasi mai le sue opere in pubblico. Si era ritirato dalla scena musicale intorno al 1853. A differenza di Liszt o Chopin, che promuovevano attivamente la loro musica in concerto, Alkan era solitario, discreto, persino recluso. Di conseguenza, senza esibizioni pubbliche regolari, l’Opus 39 rimase invisibile al grande pubblico.

Di conseguenza, non c’era una forte domanda per la partitura, che non vendette bene. Gli editori ne stamparono poche copie e molte opere di Alkan rimasero esaurite o difficili da trovare fino alla seconda metà del XX secolo.

📰 3. Poche recensioni, poco riconoscimento

La stampa musicale parigina dell’epoca, che spesso elogiava Liszt o Chopin, ignorò ampiamente Alkan. Non era una figura mondana. Non partecipava più ai salotti. Il suo isolamento volontario lo allontanò dalle reti di influenza. A parte alcune recensioni elogiative sporadiche (spesso da parte di amici come Liszt), l’Op. 39 non fece parlare di sé.

📚 4. Un successo… postumo

Fu solo negli anni ’60-’80 che Alkan fu riscoperto grazie a pianisti come:

Raymond Lewenthal

Ronald Smith

Marc-André Hamelin

Questi musicisti iniziarono a interpretare, registrare e pubblicare l’Op. 39, che divenne progressivamente un capolavoro del repertorio romantico dimenticato. Oggi, sebbene ancora poco conosciuto dal grande pubblico, l’Opus 39 è considerato un’opera di assoluto genio da musicisti, analisti e pianisti di alto livello.

✅ Conclusione

No, Dodici studi in tutte le tonalità minori, Op. 39 non ebbe successo al momento della sua uscita. Era un’opera troppo difficile, troppo avanguardistica, troppo isolata per incontrare il suo pubblico nel 1857. Ma oggi è stata riabilitata come uno dei vertici più audaci della scrittura pianistica, un capolavoro a lungo ignorato, riscoperto in un’epoca in grado di coglierne tutta la grandezza.

Episodi e aneddoti

Ecco alcuni episodi e aneddoti affascinanti sui Dodici studi in tutti i toni minori, Op. 39 di Charles-Valentin Alkan, che chiariscono il mistero della loro creazione, la loro accoglienza e la loro riscoperta molto più tardi.

🎩 1. Un compositore all’ombra della sinagoga

All’epoca della pubblicazione dell’Op. 39 (1857), Alkan era praticamente scomparso dalla vita musicale pubblica. Sebbene fosse stato uno dei pianisti più acclamati della sua generazione negli anni ’30 dell’Ottocento, si era volontariamente ritirato dalle scene. Secondo alcune testimonianze, avrebbe trascorso questo periodo studiando il Talmud, ed è probabile che sia stato per un breve periodo organista sostituto nella grande sinagoga di Parigi.

È quindi in questa solitudine quasi monastica che sono nate queste opere monumentali, come se un monaco della tastiera avesse composto, in segreto, una sinfonia interiore per un mondo che non era ancora pronto ad ascoltarla.

🎼 2. Una sinfonia… senza orchestra, un concerto… senza orchestra

L’Op. 39 contiene una Sinfonia per pianoforte solo (nn. 4-7) e un Concerto per pianoforte solo (nn. 8-10). Ciò aveva di che sorprendere (se non addirittura scandalizzare) i musicisti dell’epoca: come si poteva immaginare un concerto senza orchestra?

Eppure Alkan riuscì in questa impresa. Attraverso l’illusione sonora, fa credere alla presenza di un’intera orchestra. Nel manoscritto, a volte inserisce indicazioni come «tutti» o «solo», come se scrivesse davvero per un pianoforte accompagnato… da se stesso. Questo gesto simboleggia bene l’intensità del suo isolamento e la sua ambizione artistica solitaria.

🖋️ 3. Il Concerto dell’impossibile: un aneddoto di Liszt?

Secondo testimonianze tardive (in particolare quella di Hans von Bülow), Franz Liszt, pur essendo egli stesso un virtuoso leggendario, avrebbe visto la partitura del Concerto per pianoforte solo (n. 8-10) e avrebbe dichiarato che “è musica che non potrà mai essere suonata”. Non è certo che la citazione sia autentica, ma riflette bene la reputazione di ineseguibilità che queste pagine hanno acquisito.

Oggi pianisti come Marc-André Hamelin o Jack Gibbons dimostrano il contrario, ma il mito rimane.

📚 4. Una riscoperta grazie a eccentrici appassionati

Fino agli anni ’60, le partiture dell’Op. 39 erano quasi introvabili. Fu Raymond Lewenthal, eccentrico pianista americano appassionato di repertorio dimenticato, a mettersi alla ricerca di manoscritti e edizioni originali nelle biblioteche di tutta Europa per ricostruire l’opera.

Al suo ritorno, tenne un recital dedicato ad Alkan a New York che fu un evento musicale di grande rilievo, dando il via a una “rinascita di Alkan”. Bisogna immaginare che per più di un secolo questi studi erano quasi delle leggende che si sussurravano tra specialisti, fino a quando alcuni pianisti temerari non li riportarono in vita.

🧤 5. Uno studio soprannominato “La macchina da cucire di Dio”

Lo Studio n. 8 (Concerto per pianoforte solo, 1° movimento) è così veloce, così regolare, così meccanico in alcune sezioni che un critico lo ha soprannominato “La macchina da cucire di Dio”, con umorismo, ma anche con ammirazione per la precisione e la forza bruta richieste.

Questo soprannome illustra bene il mix di ironia e riverenza che Alkan suscita: è allo stesso tempo sovrumano, meccanico, astratto eppure profondamente espressivo.

🧘‍♂️ 6. Un messaggio filosofico nel ciclo?

Alcuni musicisti, come Ronald Smith, vedono nella struttura complessiva dell’Op. 39 una sorta di dramma interiore, quasi una confessione metafisica:

Il ciclo inizia con visioni cupe (Comme le vent, En rythme molossique),

cresce di intensità fino a una sinfonia grandiosa,

per poi culminare in un concerto titanico,

Per finire nel silenzio e nella solitudine con lo Studio n. 12: Il banchetto di Esopo, una serie di variazioni grottesche, animalesche e talvolta stridenti, come una festa di fine del mondo.

Questa narrazione suggerisce una visione ciclica della condizione umana, e alcuni vi leggono un’allegoria mistica, persino spirituale.

🎬 Conclusione

I Dodici studi in tutti i toni minori, Op. 39, non sono solo brani difficili. Sono circondati da aneddoti misteriosi, leggende pianistiche, drammi artistici silenziosi. Incarna la figura del genio incompreso, del creatore solitario in anticipo sui tempi, e continua ancora oggi ad alimentare il fascino, l’ammirazione e la sfida di tutti coloro che si avvicinano ad esso.

Composizioni simili

Ecco alcune composizioni o cicli simili ai Dodici studi in tutti i toni minori, Op. 39 di Charles-Valentin Alkan, per la loro ambizione pianistica, la forma ciclica, l’esplorazione delle tonalità o la loro natura sinfonica e sperimentale:

Franz Liszt – Studi di esecuzione trascendentale, S.139
Un ciclo di dodici studi di estrema difficoltà, dalle ambizioni poetiche e sinfoniche, che rappresentano l’elevazione dello studio a forma d’arte autonoma.

Frédéric Chopin – Studi, Op. 10 e Op. 25
Sebbene più concisi, questi studi combinano rigore tecnico e profondità musicale. Chopin stabilisce qui un modello di studio artistico che influenzerà Alkan.

Leopold Godowsky – Studi sugli studi di Chopin
Una reinvenzione vertiginosa degli studi di Chopin, spesso in versioni per mano sinistra sola o in complesse polifonie. Questa raccolta rivaleggia con Alkan in termini di difficoltà e inventiva.

Kaikhosru Sorabji – Studi trascendentali
Sulla scia di Alkan e Busoni, Sorabji propone un mondo pianistico ricco, esuberante, a volte eccessivo, con un linguaggio molto personale.

Claude Debussy – Dodici studi, CD 143
Una serie di studi tardivi e moderni che esplorano ogni aspetto tecnico del pianoforte in modo analitico e spesso sperimentale, pur rimanendo musicali.

Leopold Godowsky – Passacaglia (44 variazioni, cadenza e fuga)
Opera monumentale, intellettuale e virtuosistica che, come alcuni studi di Alkan, utilizza una forma antica (la passacaglia) in un contesto altamente romantico.

Sergei Rachmaninoff – Studi-Quadri, Op. 33 e Op. 39
Queste opere combinano poesia, drammaticità e virtuosismo, con una ricchezza orchestrale nella scrittura pianistica che ricorda quella di Alkan.

Ferruccio Busoni – Fantasia contrappuntistica
Sebbene non si tratti di un ciclo di studi, quest’opera monumentale, densa, polifonica e architettonica può evocare, per la sua portata, il ciclo di Alkan.

Julius Reubke – Sonata sul Salmo 94
Sebbene non si tratti di uno studio, questa sonata unica, dalla potenza lisztiana e dal respiro quasi sinfonico, evoca la densità e il dramma di Alkan.

Dmitri Shostakovich – 24 Preludi e Fughe, Op. 87
Ispirato al Clavier bien tempéré di Bach, questo ciclo copre tutte le tonalità (maggiori e minori), con un’elevata esigenza contrappuntistica ed espressiva.

Queste opere, ognuna a modo suo, partecipano a una tradizione pianistica totale, in cui la tastiera diventa un’orchestra, un palcoscenico drammatico, un laboratorio tecnico e uno specchio dell’anima. Alkan occupa un posto a sé stante, singolare, ma dialoga con tutti i grandi nomi della tastiera.

(Questo articolo è stato generato da ChatGPT. È solo un documento di riferimento per scoprire la musica che non conoscete ancora.)

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