Traduzione | La rosa di W. B. Yeats (1893)

A Lionel Johnson

Alla rosa sul legno del tempo

Rosa rossa, rosa orgogliosa, rosa triste di tutti i miei giorni!
Vieni vicino a me, mentre canto l’antica via:
Cuchulain alle prese con l’amara marea;
Il druido, grigio, nutrito di legna, dagli occhi calmi,
che gettava intorno a loro sogni fuggevoli e rovine incalcolabili;
E la vostra stessa tristezza, dove le stelle, aumentate di età
in sandali d’argento che danzano sul mare,
cantano la loro melodia alta e solitaria.
Avvicinati a me, non più accecato dal destino dell’uomo,
Trovo sotto i rami dell’amore e dell’odio,
In tutte le povere sciocchezze che vivono un giorno,
L’eterno e bellissimo vagabondo sul suo cammino.

Vieni vicino, vieni vicino, vieni vicino – Ah, lasciami di nuovo
Un piccolo spazio da riempire con il respiro della rosa!
Meno ascolto le cose comuni che bramano;
Il debole verme si nasconde in questa piccola grotta,
Il topo di campagna che mi passa accanto nell’erba,
e louis e le speranze mortali che si affannano e passano;
Ma cerca solo di ascoltare le strane cose dette
da Dio al cuore che brilla di chi è morto da tempo,
Avvicinatevi a me, prima che il mio tempo passi,
Canzone della vecchia Eire e degli antichi costumi;
Rosa rossa, rosa orgogliosa, rosa triste di tutti i miei giorni.

Fergus e il druido

Fergus: Per tutto il giorno ho seguito le pietre,
E tu cambiavi e scorrevi di forma in forma,
Dapprima un corvo con ali antiche
A malapena una piuma, poi sei sembrato
Una donnola che si muoveva di pietra in pietra,
E ora finalmente abiti una forma umana,
Un uomo grigio e magro, mezzo perso nella notte dell’assemblea.

Druido: Cosa faresti, re dei maestosi re del ramo rosso?

Fergus: È quello che direi io, la più saggia delle anime viventi:
Un giovane e sottile Conchubar si è seduto accanto a me
Quando giudicavo, e le sue parole erano sagge,
E quello che per me era un carico infinito,
A lui sembrava facile, così ho messo la corona
sulla sua testa per scacciare il mio dolore.

Druido: Cosa faresti, re dei maestosi re del ramo rosso?

Fergus: Un re e orgoglioso! e che è la mia disperazione.
Io festeggio con i miei vicini sulla collina.
Cammino nel bosco e guido le ruote del mio carro.
Nel bianco confine del mormorio;
E sento ancora la corona sul mio capo.

Elenco delle traduzioni di poesie
(Français, English, Español, Italiano, Deutsch, Nederlands, Svenska)
Rupert Brooke, Anna de Noailles, Paul Éluard, etc.

Traduzione | Vie traverse di W. B. Yeats (1889)

Il canto del pastore felice

La foresta dell’Arcadia è morta.
E la loro antica gioia è finita;
Il mondo dei sogni di un tempo è svanito;
Il vero grigio è ora il suo giocattolo dipinto;
Eppure lei girava ancora la sua testa inquieta:
Ma oh, figli del mondo malato,
di tutte le cose che cambiano
Nell’amato passo di danza abbiamo volteggiato,
Alla melodia incrinata che canta Crono,
le parole solitarie sono buone certo.
Ecco che ora i re sono in guerra,
La parola è beffarda? – Per il Rood,
dove sono i re in guerra?
Una parola vana è ora la loro gloria,
direbbe lo scolaro balbuziente,
leggendo qualche racconto implicito:
I re di un tempo sono morti;
La stessa terra errante potrebbe essere
Solo una parola improvvisa e fiammeggiante,
Lo spazio che cambia un momento ascoltato,
Con inquietante fantasticheria senza fine.

Allora nessuna adorazione di atti polverosi,
né ricerca, anche questo è vero,
di affamarsi violentemente di verità,
Per paura che tutto il tuo duro lavoro abbia solo fatto nascere
Nuovi sogni, nuovi sogni; non c’è verità
assaporare nel proprio cuore, Cerca, allora,
Nessun apprendimento di uomini stellati,
che seguono con baldacchino ottico
I percorsi vorticosi delle stelle che passano.
Cercate, dunque, perché anche questa è verità,
Nessuna parola di loro – il flagello delle stelle fredde
ha fenduto e lodato i suoi cuori in entrambi,
E morta è tutta la loro verità umana.
Andate a cercare presso il ronzio del mare
Qualche conchiglia contorta, che ripara l’eco,
e alle sue rive racconta la tua storia,
ed essi saranno il tuo conforto”,
Le tue parole agitate per un po’,
che devono cantare, scomparendo nella pietà.
E una fratellanza perlacea muore;
Perché le parole da sole sono buone:
Cantate, allora, anche per quella verità fissata.

Devo andare: c’è una tomba
Dove sventolano narcisi e gigli,
E vorrei accontentare il fauno infelice,
Seppellito sotto la terra sonnolenta,
con canti gioiosi prima dell’alba.
I giorni del suo pianto sono stati coronati dalla gioia;
E ancora sogno che cammini sul prato
Camminando spettrale nella rugiada.
Trafitto dal mio canto felice ovunque,
Le mie canzoni di gioventù che sognano l’antica terra:
Ma ah! Lei non sogna nulla ora; sogna tu stesso!
Perché belli sono i papaveri sulla fronte:
Sogna, sogna, perché anche questa è verità.

Il pastore triste

C’era un uomo che l’amico chiamava La Tristesse,
e lui, che sognava il grande compagno Tristezza,
camminava con i suoi passi lenti sulle sabbie lucenti e ronzanti
e ronzante sabbia, dove le onde del vento si diffondono:
E chiama a gran voce le stelle perché si inclinino
dai suoi pallidi troni e lo conforta, ma esse
tra loro ancora ridono e cantano:
E allora l’uomo, che l’amico chiamava Tristezza, gridò: “Il mare oscuro, il mare oscuro, il mare oscuro,
gridò: “Mare oscuro, ascolta la mia pietosa storia!”.
Il mare ha spazzato e ha gridato di nuovo vecchio,
rotolando in sogno di collina in collina.
Fuggiva dalla persecuzione della sua gloria.
E, lontano, la dolce valle si fermò,
gridò tutta la sua storia alle scintillanti gocce di rugiada.
Ma esse non vollero assolutamente sentire, perché sono in ascolto,
le gocce di rugiada, per il suono delle sue stesse gocce.
E allora l’uomo che l’amico chiamò Tristezza
cercò ancora una volta sulla spiaggia e trovò una conchiglia.
E pensò: “Racconterò la mia storia difficile
Alle mie parole, che ancora risuonano, dovrebbe inviare
la loro tristezza attraverso il cuore vuoto e perlaceo,
E la mia storia dovrebbe ancora cantare per me,
e le mie parole sussurranti confortare
Ed ecco! Il mio carico di passaggio può partire”.
Poi cantò dolcemente vicino al bordo perlato;
Ma la costa opaca dei mari solitari
cambiò tutto ciò che cantava in un intricato lamento
Tra la sua torre furiosa, dimenticatelo.

Il cappotto, la barca, le scarpe

“Cosa stai facendo di così giusto e chiaro?”.

“Sto facendo il cappotto della tristezza:
O bello vedere la vista di tutti gli uomini
Era essere il cappotto della Tristezza,
alla vista di tutti gli uomini”.

“Cosa stai costruendo con le vele per volare?”.

“Sto costruendo una barca per la Tristezza:
O veloce sui mari tutto il giorno e tutta la notte
naviga il vagabondo Tristezza.
Tutto il giorno e tutta la notte”.

“Cosa stai facendo a maglia con la lana bianca?”.

“Stavo lavorando a maglia le scarpe di Tristesse:
Silenzioso deve essere il suono di passi leggeri
Negli occhi di ogni uomo del Dolore,
improvviso e leggero”.

L’indiano su Dio

Passai lungo il bordo dell’acqua sopra gli alberi bagnati,
La mia mente tremava nella luce della sera, i giunchi intorno alle mie ginocchia,
La mia mente si agitava nel sonno e nei sospiri, e vedevo il ritmo delle spie
Tutti gocciolanti su un pendio erboso, e li vidi cessare di cacciare
e ascoltare il discorso del più anziano:
“Chi tiene il mondo tra le sue fratture e ci rende forti e deboli
è l’eterno spione e vive oltre il cielo
Le lacrime vengono dalla sua ala gocciolante, la luce della luna dai suoi occhi”.
Mi sono spinto un po’ più in là e ho ascoltato le parole di un loto
“Chi ha fatto il mondo e regna, penderebbe da un gambo,
perché io sono a Sua immagine e somiglianza, e tutta questa parola è vasta”.
Un po’ più in là, all’ombra, un capriolo sollevò gli zoccoli
traboccante di luce stellare, e disse: “Il cuscinetto dei cieli,
è un’antilope; perché quale altro, ho pregato, avrebbe potuto
concepire una cosa così triste e dolce, una cosa bella come me?
Chi ha fatto il vetro e ha fatto i versi ha reso le mie piume allegre,
È un mostruoso pavone, e per tutta la notte fluttua
La sua coda languida sopra di noi, illuminata da una miriade di punti di luce”.

L’indiano al suo amore

L’isola sogna sotto l’alba
E i rami buoni abbassano la quiete;
I pavoni danzano su un prato liscio,
Un pappagallo dondola da un albero,
Si scatena contro la sua stessa immagine nel mare smaltato.

Qui ormeggeremo la nostra barca solitaria
E vagheremo già con le mani intrecciate
Sussurrando dolcemente di bocca in bocca,
lungo i vetri, lungo le sabbie.
Sussurrando quanto sono lontane le terre preoccupate.

Quanto siamo soli noi mortali
Nascosti sotto rami divelti
Mentre i nostri amori diventano una stella indiana.
Una meteora del cuore che brucia.
Un tutt’uno con la marea che brilla, con le ali che brillano e sfrecciano,

I rami duri, il piccione brunito
Che geme e sospira per cento giorni:
Come quando moriremo le nostre ombre vagheranno,
dove si è guardato il cammino veloce,
con la suola del piede vaporoso, al riparo dell’acqua sonnolenta.

Le foglie che cadono

L’autunno è finito le foglie larghe ci amano,
E sui topi i covoni d’orzo;
Gialle le foglie del sorbo sopra di noi,
E gialle le foglie bagnate della fragola selvatica.

L’ora del monito dell’amore ci ha assalito,
E le nostre anime tristi sono ormai stanche e accaldate;
Lasciamoci, prima che la stagione della passione ci dimentichi,
Con un bacio e una lacrima sul tuo respiro che cade.

Epimero

“I tuoi occhi che non sono mai stati spenti dai miei un tempo
sono piegati nella tristezza sotto le palpebre pendenti,
“che il nostro amore è un avvertimento.”
_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ E poi lei:
“Anche se il nostro amore è un avvertimento, sorgiamo
Al confine del lago ancora una volta
Insieme in quest’ora di dolcezza
Quando il povero bambino stanco. Passione, si addormentò:
Quanto sembrano lontane le stelle, e quanto è lontano
È il nostro primo abbraccio, e ah, quanto è vecchio il mio cuore!”.
Passarono pensierosi lungo le foglie esauste,
mentre lentamente le sue mani le stringevano, rispose:
“La passione ha spesso consumato i nostri cuori erranti”.

Gli alberi erano tutti intorno a loro, e le foglie gialle
cadono come meteore all’ombra, e una volta
Un coniglio vecchio e zoppo zoppicava lungo il sentiero:
L’autunno era oltre lui: e ora si trovano
Sul confine solitario del lago ancora una volta:
Girandosi, vide che crescevano le foglie morte
Raccolte in silenzio, rugiada come occhi,
sul petto e sui capelli.
_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ “Ah, non piangere” diceva lui
“Allora siamo stanchi, perché altri amori ci aspettavano;
L’odio continua e l’amore attraversa le ore senza risposta.
Davanti a noi sta l’eternità; le nostre anime
sono amore, e un addio permanente”.

La follia di Re Goll

Mi sedetti su una pelle di lontra imbottita.
Le mie parole erano basse, da Ith a Emain,
E scossi fino a Invar Amargin
I cuori dei marinai in difficoltà nel mondo.
E allontanai il tumulto e la guerra
Dalla ragazza e dal ragazzo, dall’uomo e dalla bestia;
La terra si sarebbe arricchita di giorno in giorno
Il pollame selvaggio dell’aria agumenté
E ogni vecchio Ollave direbbe,
mentre chinava la sua testa in via di estinzione,
“Scaccia il freddo del Nord”.
Non si placheranno, le foglie che svolazzano intorno a me, le vecchie foglie di faggio.

Mi sono seduto a pensare e a bere vino dolce.
Dalla valle interna arriva un mandriano,
urlando, i pirati hanno prosciugato i suoi maiali
per riempire i becchi dei suoi uomini
Ho chiamato i miei uomini rompi-bottiglie
E la mia macchina bruyant-effronté
Dalla valle che scorre e dalla radura del fiume;
E sotto le stelle lampeggianti
Cadere sui pirati del fondo.
E brillare gettati nel sorso del sonno:
Le loro mani hanno vinto una coppia d’oro.
Non sussurrarono, le foglie fluttuarono intorno a me, le vecchie foglie di faggio.

Ma lentamente, mentre gridavo di girare
E calpestato nel pantano ribollente,
nella mia mente aumentava
un fuoco vorticoso ed errante:
Mi alzai: sopra di me brillavano stelle taglienti,
Intorno a me, brillavano gli occhi acuti degli uomini:
Ho riso ad alta voce e mi sono affrettato
per la riva rocciosa e il fieno rustico;
Ho riso perché gli uccelli erano volati via,
e la luce delle stelle era diventata ombra e le nuvole volavano alte,
e i giunchi si agitavano e le acque rotolavano.
Non sussurreranno, le foglie volano intorno a me, le vecchie foglie di faggio.

Ma ora sto vagando nella foresta
Quando l’estate spaventa le api dorate,
O nella solitudine autunnale
si alzano gli alberi color leopardo
O quando lungo le lame invernali
i cormorani rabbrividiscono sulle sue pietre
Il lupo grigio mi conosceva; per un orecchio
Conduco i cervi del bosco;
Le lepri mi passano accanto crescendo audaci.
Non erano silenziose, le foglie volano intorno a me, le vecchie foglie di faggio.

Sono salito in una piccola città
Che si è addormentata con la luna del raccolto
E in punta di piedi su e giù
Coccolato, al ritmo delle circostanze
Ho seguito, notte e mattina.
Il calpestio di piedi formidabili,
e vidi quel vecchio raggio timpanico
scendere sulla sede dell’ingresso
E lo annoiai nella foresta con me;
Di qualche miseria disumana
Le nostre voci coniugali trollavano selvaggiamente.
Non cadranno, le foglie che svolazzano intorno a me, le vecchie foglie di faggio.

Ho cantato come, quando il lavoro del giorno era finito,
Orchil scuoteva i suoi lunghi capelli neri
Nascondeva il sole morente
e diffondeva nell’aria il suo debole odore.
Quando le mie mani passavano da un filo all’altro
Si spegneva, con un suono come di rugiada che cade,
Il turbine e il fuoco errante
Ma aumenta un’ulteriore boccata
Al tipo di fili sono strappati e di nuovo.
E ho dovuto vagare per boschi e colline
Attraverso il caldo estivo e il freddo invernale.
Non cadranno, le foglie che fluttuano attorno a me, vecchie foglie di faggio.

Discendere dai giardini di Salley

Scendendo dai giardini di Salley io e il mio amore ci siamo incontrati;
Lei passava dai giardini di Salley con i piedini bianchi dalla neve.
Mi propose di prendere l’amore facilmente, che le foglie crescevano sull’albero;
Ma io, giovane e sciocco, non volli accettare.

In un campo vicino alla riva io e il mio amore ci siamo fermati
E sulla mia spalla piegata posò la sua mano bianca come la neve.
Mi propose di prendere facilmente l’amore, che l’erba cresceva sulle soglie;
Ma io ero giovane e sciocco, e ora sono pieno di lacrime.

Le meditazioni del vecchio pescatore

Galleggiate, eppure danzate ai miei piedi come bambini che giocano.
Eppure brilli e guardi, eppure fai le fusa e ti libri in volo;
Nel giugno più caldo di loro, le onde erano più grigie,
Quando ero un ragazzo senza mai una ferita nel cuore.

Le aringhe non sono più nelle maree come un tempo;
Mia tristezza, perché molti scricchiolii ha fatto la nassa nel carro che portava il pescato a Sligo.
che portava il pescato alla città di Sligo per venderlo.
Quando ero un ragazzo senza mai una ferita nel cuore.

E ah, fanciulla orgogliosa, non sei così bella quando il suo remo
si sente sull’acqua, come lo sono i fieri e i marginali,
che ritmano la vigilia con le reti sulla sponda del tedoforo,
quando ero un ragazzo senza mai una ferita nel cuore.

La ballata di padre O’Hart

Il buon padre John O’Hart
Ai tempi della pena usciva
Da uno shoneen che aveva campi liberi
E i suoi beccaccini e le sue trote

Per fiducia avrebbe preso i terreni di John.
Gli sleveen erano tutti della sua razza;
E li dava in dote alle sue figlie,
E avrebbe sposato il loro posto.

Ma padre John salì.
E padre John scese.
E portava piccoli buchi nelle scarpe,
E portava grandi buchi nel vestito.

Tutti lo amavano, solo i brillanti,
Che i diavoli tenevano per i capelli,
Mogli, gatti e bambini,
Agli uccelli nel bianco del cielo.

Gli uccelli, perché lui apre le loro gabbie
Mentre andava su e giù;
E diceva sorridendo: “Ora ha pace”;
E veniva per la sua strada con un cipiglio.

Ma se quando qualcuno morì
Arrivavano gli acuti più acuti delle cornacchie,
Chiedeva loro di smettere di lamentarsi;
Perché era un uomo del libro.

E queste erano le opere di John,
Quando, gridando spartito per spartito,
Il popolo venne in Coloonia;
Perché morì a novantaquattro anni.

Non ci fu alcun lamento umano;
Gli uccelli di Knocknarea
Vennero a gemere in quel giorno.

Uccelli giovani e vecchi
Volavano, duri e tristi;
Lamenti a Tiraragh,
Gemiti da Ballinafad;

Gemendo da Inishmurray,
Né si fermarono a mordere o a mangiare
Questo percorso è stato riprovevole per tutti
che riesumano antiche usanze.

La ballata di Moll Magee

Vieni intorno a me, bambina;
Lì, non ci sono le mie pietre volanti
Perché anch’io sussurro e vado;
Ma compatisci Moll Magee

Il mio uomo era un povero pescatore
Con le linee di costa in dire;
Il mio lavoro consisteva nel salare le aringhe
per tutto il lungo giorno.

E qualche volta dal capanno del sale
riuscivo a malapena a trascinare i piedi.
Al benedetto chiaro di luna,
lungo la strada pedonale.

Ero ancora debole,
e la mia bambina era appena nata;
Una vicina si occupa di lei durante il giorno,
Io mi occupo di lei attraverso la madre.

Mi sdraio sulla mia bambina;
Sì, piccoli cari bambini,
Ho guardato il mio bambino freddo
Quando la luna si è fatta gelida.

Una donna debole addormentata con forza!
Il mio uomo è diventato rosso e pallido,
e mi diede dei soldi e mi chiese di andarmene
al mio posto, Kinsale.

La ballata del cacciatore di volpi

Mettetemi su una sedia imbottita;
Portatemi, sì, quattro,
Con cuscini qui e cuscini là,
Vedere il mondo ancora una volta.

Stabilizzare e far sparire;
Porta ciò che c’è porta
Guidare il mio Lollard a destra e a sinistra
O bello in un anello.

Mettete la sedia sull’erba
Porta Roby e i suoi segugi,
che posso accontentarmi di passare
da questi confini terreni”.

La sua palpebra cadente, la sua testa si abbassa,
I suoi vecchi occhi potrebbero con i sogni;
Il sole su tutte le cose che crescono
cade nei ruscelli addormentati.

Il lollardo bruno calpesta il prato,
e la sedia,
E ora i sogni del vecchio sono svaniti,
Egli liscia il lungo naso marrone.

E ora muove molte lingue piacevoli
Sulle sue mani magre,
per condurre i vecchi cani e un giovane
Il cacciatore accanto a lui sta

Cacciatore Roby, suona il corno
Fai rispondere i collins”.
Il cacciatore si libera al mattino
Un piacere di grido errante.

Il fuoco è negli occhi del vecchio,
le sue dita si muovono e ondeggiano,
E quando la musica errante scompare
Ascoltano mentre lui dice debolmente,

“Hunter Roby, suona il corno
Fai in modo che i collins rispondano”.
Non posso suonare il corno,
posso solo piangere e sospirare”.

I servitori intorno ai cuscini di lei
sono strappati dal nuovo dolore;
I segugi guardano il suo volto,
i segugi vecchi e giovani.

Un cane cieco si separa solo
Sull’erba bagnata dal sole;
Egli tiene in comune con il suo cuore:
I momenti passano e passano;

Il cane cieco, con un grido di dolore
Lentamente solleva la sua testa invernale;
I servitori gemono il corpo;
I cani per la morte.

Elenco delle traduzioni di poesie
(Français, English, Español, Italiano, Deutsch, Nederlands, Svenska)

Jean-Michel Serres Apfel Café Apfelsaft Cinema Music Codici QR Centro Italiano Italia Svizzera 2024.